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Racconti delle esperienze estive

Foggia, 2016

Il racconto di Paolo

Io Ci Sto, fra i migranti. Io ci sono stato fra i migranti.
Borgo Mezzanone è in Italia. Borgo Mezzanone NON è in Italia.
E’ a circa 15km da Foggia. E’ lontanissimo da Foggia.
E’ una CASA per i volontari. E’ un punto di PASSAGGIO per i migranti.

Queste frasi contraddittorie rispecchiano la situazione e l’esperienza vissuta in due settimane con Io C Sto.
Sapere di essere in Italia, ma avere la sensazione di essere in Africa. Condizioni di vita al limite del tollerabile a pochi chilometri da una città importante come Foggia, capoluogo di Provincia.
I sentimenti provati sono stati tanti e variegati: amore, rabbia, tristezza, gioia, incredulità, paura, felicità, indignazione…
Questi sono solo alcuni degli ingredienti presenti nel mio cuore alla fine e durante l’esperienza.
La parte turbata e incazzata è per via di quello che si vede alla Pista, al Ghetto di Rignano e, soprattutto per me, al Ghetto Bulgaro. Impensabile che nel 2016 in un Paese che si ritiene civile e moderno come l’Italia, si incontrino realtà di questo tipo.
Allo stesso tempo però, la parte di gioia e speranza la si trova sempre lì, negli stessi luoghi di disperazione, dove risplendono piccoli gesti cortesi, piccole soddisfazioni, legami nati e consolidati, incontri; sono forse piccole cose, insignificanti rispetto a tutto il negativo che le circonda, ma sono come fiori nati sul cemento. Sai che sono loro che contano e che puoi sbattere contro un muro per 9 volte, ma se alla decima il muro viene giù, allora le dolorose prime nove hanno avuto un senso e non sono state vane.
E magari al di là del muro ti aspetta una ponte.
“Più ponti, Meno muri” era il tema principale del campo.
Io ci Sto!

 

Il racconto di Gaia

Diario di post-bordo
23.08.2016 Aeroporto di Bologna
Questi due giorni di ritorno sono stati così frenetici che non ho ancora avuto modo di fermarmi a metabolizzare.
Ho raccontato a un po’ di gente le cose esterne, visibili, divertenti, scioccanti. Le cose dentro purtroppo chi non è stato lì non potrà capirle.
“Porto dentro quei sorrisi, le parole, gli sguardi e i visi…”

23.08.2016 Lipari (Isole Eolie)

È strano, ma non ho avuto paura.
Rabbia, vergogna, imbarazzo, inquietudine, spiazzamento, gioia, felicità, tristezza, rammarico, rimpianto, amore, disagio, inadeguatezza…
Ma paura mai!

25.08.2016 Vulcano (Isole Eolie)

Negli ultimi giorni sto vedendo dei posti meravigliosi, forse tra i più belli visti in vita mia.
Ma non mi sembra di viverli.
Li sto semplicemente osservando con quel distacco tipico dei turisti, come uno spettatore a teatro guarda una bella commedia.
A Borgo Mezzanone invece io recitavo nella commedia. Non c’erano protagonisti o registi, solo comparse, quelle di cui nessuno si accorge, ma ci sono! E senza di loro lo spettacolo non funziona.
Borgo Mezzanone l’ho sentita casa mia e continuo a sentirla così, continuano i ricordi, le persone e le emozioni a farmi sentire così.

26.08.2016 Panarea (Isole Eolie)

Oggi sono andata via in barca. È stato piacevole, rilassante.
Poi ad un tratto ho immaginato di essere lì sopra non più in 50, ma in 300, 400. E seduti in parte a me ho visto Oumar, Echilao, Coulibaly, Mohamed. E mi ha preso male.
Chi parla senza sapere è perché alla parola “migranti” non può dare un nome, un volto, una storia.
La lezione di vita resta sempre quella: conoscere prima di parlare, che dal caldo e dalla comodità della nostra casa non si abbattono i muri mentali, ma si rimane intrappolati dentro.
E io una vita in prigione non me la voglio fare!

27.08.2016 Autobus Milazzo-Catania

Quando sono tornata qualcuno mi ha detto che quello che ho fatto è stato inutile.
Non mi sono arrabbiata, ma mi ha fatto pensare: inutile per chi?
Allora ho fatto un pensiero egoistico: non lo so se la mia piccola goccia è servita a cambiare un po’ il mondo, ma di sicuro è servita a me!
Ad uscire dai miei soliti orizzonti, ad abbattere qualche muro mentale, a provare emozioni nuove, a conoscere persone meravigliose, a sorridere e a versare lacrima, a crescere!

28.08.2016 Vittoria

Venendo qui ho attraversato campagne con pale eoliche ovunque, incendi sparsi qua e là, gente che guida senza cintura, ho fatto la doccia gelata e stasera mangio fritto.
Mi sento a Borgo Mezzanone.

30.08.2016 Treno Catania-Padova

Mi sento più coraggiosa.
Da dove viene tutto questo coraggio in più? Credo me lo abbiano donato. È un po’ quello di cui tutti sentiamo parlare: la ricchezza e lo scambio con l’altro. Credo si tratti proprio di questo e spero di essere riuscita anch’io a donare qualcosa a qualcuno, anche solo la gioia di un sorriso.

Prima pensavo al fatto che in questo diario mi sembra di aver scritto tutto e niente.
Mi sembra di non aver parlato di immigrazione. Ma ha senso parlare di cose tecniche quando si può raccontare quel miscuglio di emozioni che le cose tecniche lasciano?

Il racconto di Sara

Borgo Mezzanone, agosto 2016
L’esperienza è stata un mix di emozioni!
Se le emozioni si potessero descrivere coi colori, posso dire che quella settimana raccoglie tutte le sfumature: da quella più brillante a quella più cupa, mi rimangono sentimenti e ricordi contrastanti tra di loro.
So già che è impossibile riuscire a scrivere nero su bianco cosa ho vissuto. Trovo veramente difficile riassumere a parole l’intensità di quest’esperienza. A volte quando provo a raccontare mi sembra proprio di sminuire qualsiasi evento io abbia vissuto.
Un conto è il descrivere ciò che durante il giorno facevamo come attività, e un altro è riuscire a descrivere la gioia dei sorrisi, la naturalità di alcuni sguardi amici, la rabbia di certe situazioni devastanti, l’ira quando riesci ad avere più consapevolezza di alcuni contesti, impossibili da cambiare. Quando ci si sente così impotenti di fronte a determinate circostanze così tanto più complicate di quanto si poteva immaginare, tanto che in quel momento il colore più cupo ti avvolge.. e ti fa perdere quella più piccola speranza di luce che credevi di avere.. a volte la soluzione sembra inesistente!
Ma non voglio soffermarmi troppo a parlare delle sfumature meno vivaci.. ciò che ho vissuto è anche la scoperta di me stessa, da una iniziale sorpresa negativa di essere ciò che non pensavo: di avere più pregiudizi di quanti ne credevo di avere.. per arrivare alla più bella sorpresa: aver tirato fuori quei pregiudizi ed essere riuscita ad abbarteli!
Ho sempre creduto, forse in modo inconscio, che mentre gli africani siano popoli di attitudine mite, allegra, solare e socievole (e in realtà spesso lo sono per davvero), i mediorientali, al contrario, fossero popolazioni delle quali diffidare, genti più chiuse e meno propense all’integrazione con una cultura occidentale spesso così distante da quella delle loro origini.
Onestamente ricordo di aver sperato vivamente, il primo giorno di lezione, di poter aver nella “mia classe” ragazzi africani, ed invece, ironia della sorte, tra oltre 10 studenti ce n’erano solo un paio.. gli altri erano pakistani, bengalesi e afgani.
Ebbene sono bastati pochi giorni per rendermi conto di quanto io fossi in errore e la mia visione fosse figlia di un distorto pregiudizio, la differenza di spessore la fa sempre l’individualità di ogni singolo essere umano, a prescindere dal suo luogo di provenienza o nascita.
E’ innegabile che all’inizio fossi intimorita dall’idea di non riuscire a svolgere bene il mio compito di insegnare italiano a questi ragazzi, tenendo conto delle barriere linguistiche, ma fortunatamente poco dopo, essendo entrata in confidenza con loro e sempre più a mio agio, il timore ha ceduto il passo ad un crescente senso di soddisfazione di trasmettere il mio modesto sapere. In breve tempo quei ragazzi, dei quali all’inizio quasi diffidavo, erano diventati sguardi amici. Ricordo con tenerezza e affetto le ore passate cercando di far imparare ai ragazzi suoni e parole della nostra lingua per loro impronunciabili, con risultati spesso che sfociavano nell’ilarità generale scatenando risate, e prese in giro reciproche! I giorni successivi, non apppena rivedevo da lontano gli stessi ragazzi che tornavano a lezione, ero strafelice di rivedere quei volti ormai amici..
Mi piace ricordare la soddisfazione di un ragazzo afghano, Aschuk. Il primo giorno, sembrava fosse la prima volta che tenesse in mano una matita: la sua mano tremolante, la sua concentrazione per copiare le prime lettere dell’alfabeto. Ed è indescrivibile la soddisfazione alle ultime lezioni, quando nel foglio della lista delle presenze, non ero più io scrivere il suo nome, ma lui stesso! Ho visto i suoi progressi e la sua soddisfazione! Impagabile la luminosità del sorriso di questo ragazzo, mi ha ricordato e mi ricorda quanto si possa essere utili per gli altri.
Un’altro momento indimenticabile è stata la serata in cui ho avuto modo di conoscere e provare i balli Pashtun, di cui avevo solo sentito lontanamente parlare ma che non immaginavo potessero essere così divertenti..
In conclusione, invece, voglio dire che l’esperienza è stata in un certo senso anche contrastante, come accennavo all’inizio, da un lato mi si è posta davanti la scoperta data dall’ incontro e dalla conoscenza di culture differenti dalla mia, la prospettiva di una umanità che non conoscevo, ma dall’altro, mi è stato altrettanto chiaro quanto alcune problematiche siano difficilissime da gestire e risolvere e quanto il concetto di giustizia sia spesso assai aleatorio e possa generare un senso di frustrazione e impotenza di fronte a situazioni complicatissime da gestire.
In buona sostanza è stata quindi una esperienza agrodolce, amara per la realtà delle problematiche e delle situazioni da affrontare ma al contempo dolce per l’accrescimento umano che porterò sempre con me.

Il racconto di Elisabeth

Sono partita per la Puglia con grande curiosità.
Mi erano state raccontate esperienze da persone che c’erano già state, ma quei racconti per me non erano sufficienti, volevo vedere e provare in prima persona quella realtà, quella realtà così lontana che sembra impossibile esistere davvero in Italia. Volevo provare quanto potevo riuscire a dare agli altri, volevo sperimentare me stessa mettendomi alla prova, sfidando le difficili condizioni, sfidando i pregiudizi.
Il primo giorno di servizio, specialmente nella scuola di italiano, mi sentii inadeguata, con tanta ansia e paura di non riuscire a svolgere bene il mio compito, mi sentii incapace di affrontare la situazione e lo scoglio della lingua differente. Tuttavia il giorno dopo mi ricredetti, quando i ragazzi a cui avevo fatto lezione mi videro, mi corsero incontro, contenti di rivedermi, sapevano che io ero li per loro e che io rappresentavo una mano che gli si tendeva. Da quel momento iniziai a sentirmi utile, sensazione che speravo di provare sin dal primo momento in cui avevo deciso di partire.
Col passare dei giorni mi accorsi che oltre al servizio che si prestava ciò che era veramente importante era lo stare assieme, il condividere e soprattutto l’ascoltare.
Sto elaborando la mia esperienza e mi sono accorta che nel mio piccolo qualcosa ho dato, ma ho anche molto ricevuto, forse più di quello che io ho dato.
Ho avuto la fortuna di stare a Borgo Mezzanone due settimane, settimane in cui mi sono sentita parte di una grande famiglia, famiglia composta da persone di vari Paesi: Nigeria, Zambia, Senegal, Mali, Nigeria, Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, …… e dai miei compagni di avventura volontari: ragazzi/e italiani/e provenienti da tutta l’Italia.
Due settimane possono sembrare poche, in realtà sono state giornate intense e cariche di emozioni, mi sembrava di essere lontana da casa da almeno un mese, e tornare alla mia quotidianità è stata dura, un pezzo del mio cuore e della mia mente sono rimasti li.
Due settimane senza mai avere paura, due settimane per abbattere gli ultimi muri rimasti.
#Più ponti e meno muri.
#Essere sorpresi, per poter a nostra volta essere sorprendenti.