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9 agosto – Giornata internazionale dei Popoli Indigeni

La giornata internazionale dei popoli indigeni è stata istituita con la risoluzione 49/214 dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite nel 1994, con il fine di promuovere e proteggere i diritti dei popoli indigeni in tutto il mondo e di riconoscere il loro contributo unico alla diversità culturale e alla società globale. La data è stata fissata il 9 agosto, scelta in riconoscimento della prima riunione del Gruppo di lavoro della Nazioni Unite sulle popolazioni indigene tenutasi a Ginevra nel 1982.


La popolazione indigena mondiale ammonta a circa 370 milioni di persone che vivono in circa 90 paesi. Costituiscono meno del 5% della popolazione mondiale, ma rappresentano il 15% della popolazione più povera. Parlano la stragrande maggioranza delle 7000 lingue del mondo e rappresentano 5000 culture diverse.


I popoli indigeni sono portatori di diversità culturale e modi unici di relazionarsi con le persone e l’ambiente; portano con sé una ricchezza di conoscenze, tradizioni, linguaggio e pratiche culturali che rappresentano un patrimonio unico per l’intera umanità. Nonostante le differenze culturali, i popoli indigeni di tutto il mondo condividono gli stessi problemi: la lotta per la tutela dei loro diritti e del loro patrimonio culturale; e la necessità di autodeterminarsi in quanto popoli distinti.


I popoli indigeni hanno cercato per anni il riconoscimento della loro identità, del loro stile di vita e del loro diritto alle terre, ai territori e alle risorse naturali tradizionali. Eppure, nel corso della storia, i loro diritti sono stati violati, I popoli indigeni oggi sono senza dubbio tra i gruppi di persone più svantaggiati e vulnerabili del mondo. La comunità internazionale ora riconosce che sono necessarie misure speciali per proteggere i loro diritti e mantenere le loro culture e modi di vita distinti.


Oltre alla giornata internazionale per i popoli indigeni, le Nazioni Unite hanno istituito due decadi internazionali dei popoli indigeni del mondo: la prima 1995-2004 e la seconda 2005-2014, con l’obbiettivo di rafforzare la cooperazione internazionale per risolvere i problemi affrontati dalle popolazioni indigene in settori quali i diritti umani, l’ambiente, lo sviluppo, l’istruzione, la salute, lo sviluppo economico e sociale. Il 2022 segna l’inizio di un nuovo decennio per la comunità indigena: la celebrazione del Decennio delle lingue indigene 2022-2032.


La lingua è un elemento vitale della cultura e dell’identità dei popoli indigeni. Tuttavia, molte di queste lingue sono a rischio estinzione a causa dell’assimilazione culturale e delle politiche di dominazione delle lingue predominanti. Le lingue sono un importante simbolo della diversità umana: ci mostrano infatti le diversità degli esseri umani nella percezione, nella capacità di relazionarsi e nel modo in cui diamo senso al mondo che ci circonda.


Sulla terra esistono all’incirca 7000 lingue vive, delle quali 23 sono parlate da circa la metà della popolazione mondiale. Circa il 50% di queste lingue sono considerare formalmente a rischio
estinzione, è quindi minacciata la metà della diversità linguistica globale. La Nuova Guinea è il luogo più diversificato linguisticamente del pianeta: in un’area di 786.000 km2 si parlano circa 1000 lingue, al contrario in Europa – oltre 10 milioni di km2 – se ne parlano circa 100.


Preservare e promuovere le lingue indigene è un atto di giustizia e rispetto verso i popoli indigeni e contribuisce alla diversità linguistica dell’umanità nel suo insieme.


A proposito di lingue, è importante ribadire che nessun essere umano sulla terra parla una lingua primitiva, quest’ultime infatti non esistono. Tutte le lingue si basano su regole fonetiche, lessicali e grammaticali complesse e uniche. Inoltre, circa la metà delle lingue mondiali non ha una forma scritta, questo non significa che siano prive di cultura, la tradizione orale è in grado di raccontare e trasmettere eventi per centinaia di generazioni.


Oltre alla questione linguistica altre due forti problematicità per i popoli indigeni sono la loro autodeterminazione e la relazione con l’ambiente e la natura visto il processo di cambiamento climatico che sta vivendo il pianeta.


L’autodeterminazione dei popoli è un principio fondamentale non solo per i popoli indigeni, ma anche per la comunità internazionale in generale. Autodeterminazione significa avere il diritto di determinare il proprio statuto politico, sviluppo economico, sociale e culturale. Sostenere l’autodeterminazione dei popoli indigeni vuole dire rispettare il loro diritto di decidere sulle loro terre, risorse, istituzioni e modi di vita. Per far si che questo principio sia rispettato è necessario che gli Stati e la comunità internazionale consultino e collaborino con i popoli indigeni per garantire il loro coinvolgimento e il loro consenso sulle questioni che li riguardano.


La relazione con la natura e l’ambiente dei popoli indigeni è caratterizzata da conoscenze tradizionali e pratiche di gestione sostenibile delle risorse naturali. Le popolazioni indigene contribuiscono alla sicurezza alimentare e alla nutrizione nel mondo: proteggendo la biodiversità e le colture autoctone, contribuiscono a rendere i loro ecosistemi resilienti verso i cambiamenti climatici. Inoltre, gli ecosistemi gestiti dalle popolazioni indigene mostrano risultati migliori in termini di sostenibilità. Nonostante il loro impatto ambientale sia molto basso, le popolazioni indigene sono tra le più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici in quanto risultato della loro stretta interazione e dipendenza dalla natura.